Intelligenza artificiale…incredibile avatar !

Incredibile...”si può fare “ … con l’intelligenza artificiale posso crearti un avatar ed usarlo per promuovere i tuoi prodotti e servizi.

Tecnologia innovativa per l’agricoltura 4.0

E’ da diverso tempo che faccio ricerche e studi sull’ Intelligenza Artificiale e sulle innumerevoli applicazioni che stanno nascendo, in primis, la creazione di avatar.

Un esempio per capirci meglio

clicca ed ascoltami

Come utilizzare un avatar

Un avatar con la tua voce o di una Terza persona, può essere un’ottima risorsa per promuovere prodotti e servizi. Ecco alcune idee:

  1. Creazione di video promozionali: puoi utilizzare l’avatar con la tua voce o di una Terza persona, per fare video divulgativi dei i tuoi prodotti o servizi. Questi video possono essere utilizzati sui tuoi siti web, sui social media o su piattaforme di video hosting come YouTube.
  2. Creazione di messaggi pubblicitari: l’avatar può essere utilizzato per creare messaggi promozionali da utilizzare su piattaforme come la radio o la televisione.
  3. Assistente virtuale: puoi utilizzare l’avatar come assistente virtuale per rispondere alle domande dei clienti sui tuoi prodotti o servizi. Questo può essere fatto tramite chatbot o altri strumenti di messaggistica.
  4. Tutorial e formazione: puoi utilizzare l’avatar per creare tutorial e formazione sui tuoi prodotti o servizi. Questi video possono essere utilizzati per insegnare ai clienti come utilizzare i tuoi prodotti o servizi.
  5. Creazione di podcast: l’avatar può venire impiegato per creare podcast promozionali sui tuoi prodotti o servizi. Questi podcast possono essere utilizzati per dare consigli ai clienti, su come utilizzarli al meglio.

In generale, l’avatar può essere un’ottima risorsa per promuovere i tuoi prodotti e servizi in modo efficace e coinvolgente.

Università Bocconi avatar e branding

Una ricerca dell’Università Bocconi di Milano , una delle più prestigiose università al mondo di Economia e Marketing, ci spiega che per esempio, nel branding, sono molte le società che hanno adottato o stanno adottando l’avatar per “umanizzare i loro brand”, attribuendo a tale risorsa intangibile quel tocco umano personalizzato (e scalabile).

Alcune le evidenze, provenienti da settori diversissimi, per tutte le età e per tutte le generazioni. Si prevede che l’uso di avatar crescerà del 35% all’anno (Globe Newswire 2019) e che, ancora, l’impiego dovrebbe aumentare in modo significativo in alcuni comparti come travel e hospitality (241%), beni di consumo (187%).

Esempi di grandi aziende ma attenzione : la tecnica si espande ed i costi di utilizzo scendono !

Ci sono diverse aziende italiane che utilizzano avatar per la promozione di marketing o per l’assistenza clienti. Ecco alcuni esempi:

  1. Intesa Sanpaolo: la banca italiana utilizza un avatar chiamato “Anna” per fornire assistenza ai clienti sul proprio sito web. Anna è in grado di rispondere alle domande dei clienti in modo rapido e preciso, fornendo informazioni su prodotti e servizi bancari.
  2. Enel: l’azienda energetica italiana ha creato un avatar chiamato “Enel X Friend” per fornire assistenza ai clienti. L’avatar è in grado di fornire informazioni su offerte, tariffe e servizi Enel, nonché rispondere alle domande dei clienti.
  3. Poste Italiane: la società postale italiana utilizza un avatar chiamato “Postina” per fornire assistenza ai clienti sul proprio sito web. Postina è in grado di fornire informazioni su servizi postali, come spedizioni e pagamenti, nonché rispondere alle domande dei clienti.
  4. Telecom Italia: l’azienda di telecomunicazioni italiana ha creato un avatar chiamato “Alice” per fornire assistenza ai clienti. Alice è in grado di fornire informazioni su prodotti e servizi di telecomunicazione, nonché rispondere alle domande dei clienti.
  5. Gruppo Hera: la società di servizi pubblici italiana ha creato un avatar chiamato “Herambiente” per fornire informazioni su servizi di gestione dei rifiuti e dell’ambiente. L’avatar è in grado di rispondere alle domande dei clienti e fornire informazioni sui servizi offerti.

Esempio fatto per un’azienda agricola che produce marmellate bio

Simpatica ed infaticabile il tuo avatar può promuovere i tuoi prodotti o servizi

Contattami oggi stesso, spiegami le tue esigenze e troveremo la soluzione più adatta ed originale con un avatar o altro ancora !!!

Bioplastica e bambù gigante

Sono molti gli studi ed applicazioni industriali fatte sulla bioplastica che utilizza parti del bambù gigante.

Una premessa: chiariamo due termini: bioplastica e biodegradabile

“Bio-based” è definito nella norma europea EN 16575 come “derivato da biomassa”. Pertanto, un prodotto a base biologica è un prodotto interamente o parzialmente derivato dalla biomassa. La biomassa è materiale di origine biologica, escluso quindi il materiale incorporato in formazioni geologiche e/o fossilizzato (EN 16575, 2014). Esempi sono la carta e il legno, ma anche le materie plastiche come il PLA i cui elementi costitutivi sono prodotti dagli zuccheri.

I materiali biodegradabili sono quei materiali che possono essere decomposti naturalmente dalla biodegradazione, che è un processo biologico in cui microrganismi come batteri, funghi e alghe scompongono i materiali organici in elementi più semplici e inoffensivi per l’ambiente. Questi materiali includono composti organici come plastica, carta, tessuti naturali, legno, cibo e rifiuti vegetali.

La biodegradabilità dei materiali dipende da molte variabili ambientali. Ad esempio, i microrganismi richiedono l’ossigeno per il processo di biodegradazione, quindi la presenza di aria può accelerare il processo. Inoltre, la temperatura e l’umidità influenzano la velocità di biodegradazione, con temperature più alte e una maggiore umidità si accellera il processo. La presenza di nutrienti nell’ambiente, come azoto e fosforo, può altresì influenzare la velocità di biodegradazione.

In generale, i materiali biodegradabili sono considerati più sostenibili rispetto ai materiali non biodegradabili perché, una volta smaltiti correttamente, possono essere completamente decomposti in modo naturale, riducendo così l’impatto ambientale.

Tuttavia, è importante notare che la biodegradazione richiede tempo e le condizioni ambientali giuste, quindi i materiali biodegradabili possono ancora causare inquinamento se non vengono smaltiti correttamente.

Forever Bambù è uno dei primi utilizzatori del bambù per produzione di bioplastiche: la strada è aperta !

Il bambù gigante e la bioplastica

Il bambù è una fonte di materie prime rinnovabili e sostenibili che possono essere utilizzate per produrre bioplastiche. Il materiale utilizzato per produrre bioplastiche dal bambù è chiamato “polpa di bambù”, che è una miscela di fibre di bambù e prodotti chimici che aiutano a produrre la bioplastica.

La polpa di bambù può essere utilizzata per produrre una vasta gamma di bioplastiche, tra cui PLA (acido polilattico) e PHA (poliidrossialcanoati). Questi materiali sono biodegradabili e compostabili, il che significa che si decompongono naturalmente nel tempo senza causare danni all’ambiente.

L’utilizzo del bambù come materia prima per la produzione di bioplastiche ha diversi vantaggi rispetto ad altre fonti di materie prime, come ad esempio le colture di mais o di canna da zucchero. Il bambù cresce rapidamente e richiede pochissima acqua e fertilizzanti, il che lo rende una scelta molto più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Inoltre, il bambù è una fonte di materiale rinnovabile a ciclo rapido, che significa che può essere raccolto e utilizzato più volte (taglio ogni 4-5 anni) senza danneggiare l’ecosistema circostante. Ciò rende il bambù un’opzione altamente sostenibile per la produzione di bioplastiche e un’alternativa ecologica alle plastiche tradizionali a base di petrolio.

Viali alberati e crediti carbonio

I viali alberati che quotidianamente attraversiamo fissano la Co2 e quindi producono crediti di carbonio certificabili e commercializzabili.

Chi si occupa di afforestazione e più in generale di green-economy ha sentito parlare del bambù gigante e delle grandi potenzailità di fissazione di Co2 da parte del suo folto fogliame ma anche i tigli o gli ippocastanti od altre piante d’alto fusto hanno questa attitudine .

Una nuova fonte di reddito: i viali alberati

Quante centinaia o migliaia di tonnellate di biomassa abbiamo davanti quando percorriamo i viali alberati : con specifici algoritmi si può calcolare la quantità della biomassa legnosa, sopra e sotto il terreno, e da questa dedurre le tonnellate di carbonio fissate e se il caso, validare i relativi quantitativi da parte di Enti certificatori.

Questi a loro volta produrranno dei certificati che potranno essere venduti dai Comuni o Enti o Privati a società che si occupano del trading di questi certificati (VCS) vendendoli ad Aziende che necessitano di compensare, in base alle direttive della UE, le emissioni nocive di gas serra dei loro impianti e/o attrezzature.

Un esempio virtuoso da un Comune lontano

Ci troviamo a circa 11 ore d’aereo da Roma nella città di Sèmè-Podji, Benin meridionale.

L’Università d’Agraria ha effettuato uno studio sull’importanza delle piante nell’ambiente urbano dimostrando la loro potenzialità ed influenza sull’ambiente e sulle popolazioni.

Il loro lavoro mirava a valutare il contributo degli alberi dei viale nel sequestro del carbonio nel comune di Sèmè-Podji in Benin. L’approccio metodologico utilizzato è partito dall’inventariamento degli alberi lungo 26 chilometri di viabilità urbana.

I dati sulla Co2 e crediti carbonio

Il valore di biomassa stimato per tutti gli alberi stradali inventariati ( specie autoctone) è stato di 756,16 t/ha. A questo valore di biomassa corrisponde uno stock di carbonio sequestrato di 378,17 t/ha, che equivale a un valore di 102,09 tonnellate di CO2 per ettaro .

Se consideriamo le strade separatamente, il viale principale ha una maggiore quantità di biomassa (489,27 t/ha) rispetto alla strada 1 (111,32 t/ha) e alla strada 2 (155,57 t/ha)). È lo stesso per i loro valori di carbonio sequestrato e CO2 equivalente. Tuttavia, i valori di biomassa e carbonio della strada 2 sono superiori a quelli della strada 1, mentre quest’ultima è superiore in termini di distanza lineare, ricchezza di specie e numero di individui.

Ciò implica che i valori di carbonio dipendono maggiormente dal tipo di specie e dalla densità della chioma nel viale.

Blockchain e crediti di carbonio

Le aziende stanno affrontando una sfida epocale nel tracciare la complessa catena di approvvigionamento dei loro prodotti, che coinvolge tantissimi players, ma produce gas serra e quindi la necessità di acquistare crediti di carbonio possibilmente controllati da una blockchain.

Nel dettaglio

Questa distribuzione geografica e il coinvolgimento di molte istituzioni rendono altresì difficile garantire l’identificazione e la comunicazione trasparente delle emissioni di gas serra.

Per affrontare queste sfide, è necessario un sistema che migliori la trasparenza nei diversi passaggi della catena di approvvigionamento, supporti la gestione delle risorse di carbonio e fornisca informazioni affidabili sulle emissioni di carbonio a tutte le parti interessate.

Questa necessità ha portato allo sviluppo di un’architettura unica che combina efficacemente la tecnologia blockchain con la catena di approvvigionamento del carbonio in una rete aziendale.

Cosa ne pensa lo stimato Journal of Business Strategy

Nel gennaio di quest’anno, su questo argomento il Journal of Business Strategyha pubblicato un interessante studio da parte di un gruppo di ricercatori: Pretam Basu (Kent Business School, Canterbury UK) Palash Deb (Indian Institute of Management Calcutta, Kolkata, India) Akhilesh Singh (Analyst – Product Development, American Express India, Gurugram India) dal titolo : Blockchain and the carbon credit ecosystem: sustainable management of the supply chain

CREA l’altra eccellenza di Sanremo

Sanremo non è solo musica il CREA è un altro centro d’eccellenza nella Riviera dei Fiori.

Alla scoperta del CREA

Nei giorni scorsi ho visitato con la Dir. Barbara Ruffoni il Centro Ricerche CREA di Sanremo.

Non certo sotto i riflettori come il teatro Ariston, questi nuovissimi e vasti laboratori (mq.600) realizzati nel 2022 sono dotati di una miriade di attrezzature di ultima generazione, e costituiscono una delle massime espressioni della ricerca italiana in campo floricolo ed orticolo.

Qui lavora, lontano dai riflettori, un folto gruppo di appassionati ricercatori nei settori della biologia molecolare, tecniche di evoluzione assistita e miglioramento genetico. Nuove varietà di fiori edibili, particolari muschi per pannelli fonoassorbenti, colture meristematiche per estrazione di metaboliti, indagini molecolari per programmi di ibridazione e lotta ai fitopatogeni, sono solo alcuni dei temi affrontati.

Il bambù super-gigante

La visita è stata anche una occasione per parlare del mio brevetto finalizzato alla creazioni di un bambù supergigante con alcuni ricercatori senior profondi esperti di genetica e biologia molecolare: brevetto che è in attesa di uno sponsor che ne comprenda e sviluppi in luoghi come il CREA, le enormi potenzialità.

cella colture meristematiche
cella colture meristematiche

Il CREA ed il Festival di Sanremo 2023

I mazzi di ranuncoli giganti e dalle stupende tonalità che Amadeus regala ai concorrenti ed ospiti, sono frutto di ricerche genetiche recenti che hanno dato nuovo impulso alla floricoltura di Sanremo e dintorni.

Le ricerche ed risultati ottenuti dal CREA e che ho avuto modo di constatare di persona, sono sorprendenti ma quasi sempre rimangano nascosti al grande pubblico, incanalati nelle pubblicazioni scientifiche finchè qualche industria non li fa suoi portandoli sulle nostre tavole o “sotto i riflettori” per la gioia dei nostri occhi.

Inaugurazione dei nuovi laboratori

L’intelligenza artificiale IA in agricoltura

Non sempre palesemente, ma in modo irreversibile l’intelligenza artificiale ( IA ) sta permeando diversi settori in agricoltura.

Settori d’intervento

  1. Previsione delle condizioni climatiche e dei raccolti: l’IA può analizzare i dati climatici storici e utilizzare algoritmi di previsione per prevedere le condizioni meteorologiche future e il rendimento delle coltivazioni.
  2. Monitoraggio delle piante in tempo reale: con sensori e tecnologie di imaging, l’IA può monitorare lo sviluppo delle piante e identificare eventuali problemi come parassiti, malattie e carenze nutrizionali. Spesso si affianca all’ IA la tecnologia NFC (Near Field Communication = comunicazione in campo vicino n.d.a.) ovvero l’applicazione di etichette elettroniche sulle piante, leggibili avvicinando uno smatphone dotato di questa tecnologia, che contengono dati utili o rilevano specifiche variazioni dei paramentri assegnati.
  3. Rilievi satellitari : L’ IA elabora le immagini multispettrali del terreno e vegetazione, scattate dai satelliti, le tramuta in indici di vigoria NDVI e tanti altri indici, usati periodicamente da agro-tecnici ed agricoltori per la ottimizzazione delle pratiche agronomiche. Gli stessi dati possono essere usati da power-unit montate su seminatrici e trattori, per effettuare semine o concimazioni a rateo variabile ( n.d.a. fornendo in base a mappe di vigoria più o meno seme o fertilizzante o fitofarmaco, in base alle effettive necessità)
  4. Ottimizzazione dell’irrigazione: l’IA può analizzare i dati sull’acqua, la temperatura e l’umidità del suolo per ottimizzare la quantità e il timing dell’irrigazione, riducendo così i costi e migliorando la qualità dei raccolti.
  5. Miglioramento della selezione dei semi: l’IA può utilizzare dati genetici e di rendimento per selezionare i semi più adatti a specifici microclimi e condizioni ambientali, migliorando la resa delle coltivazioni.
  6. Prevenzione degli sprechi: l‘IA può analizzare i dati di produzione e di vendita per identificare opportunità di riduzione degli sprechi e di ottimizzazione delle risorse, migliorando la redditività e sostenibilità delle imprese
  7. Messaggistica (chatbot e voicebot) : l’IA è in grado di gestire lo scambio di messaggi fra , per esempio, i clienti e l’azienda agricola nei settori della promozione commerciale o del marketing. Apprende , cataloga, ottimizza, stima, le risposte del cliente imparando nuovi dialoghi , percependo lo stato d’animo dell’interlocutore. Queste chatbot sono multilingue, gestiscono centinaia di chiamate conteporaneamente, lavorano h24 per 7 giorni su 7 .

Vuoi più informazioni ? contattami

Nota: l’immagine in alto è stata generata e composta totalmente dall’IA di un programma per il disegno digitale con un input di sole poche parole.

Grano bambù crediti carbonio

Coltivazioni come il grano o il bambù producono biomasse contenenti carbonio che possono essere utilizzate per compensare le emissioni di CO2 degli aerei, ma anche quelle delle acciaierie o cartiere o altre Aziende che hanno lo stesso problema di reperire crediti carbonio certificati.

Nel dettaglio colture cerealicole, bambuseti, frutteti, vigneti, oliveti, possono essere coltivati con criteri tali da ridurre la produzione di CO2 o più in generale di gas serra ed al contempo “addizionare “biomassa : quale consulente per i Crediti di Carbonio di una azienda agricola , posso seguire l’intero iter che porta alla stesura di un complesso documento con cui richiedere la validazione e certificazione dei crediti di carbonio da parte di un Ente certificatore come RINA in Italia o uno internazionale come VERRA. Una volta ottenuti i certificati (VCS) questi possono essere immessi sul mercato ed acquistati da quelle Società che sono obbligate a compensare le emissioni nocive, producendo un reddito aggiuntivo all’agricoltore.

Criteri per ridurre la CO2

Si parla spesso dell’alto potenziale di fissazione della CO2 da parte dei bambuseti anche sette volte superiore ad una foresta di latifoglie, ma in misura diversa ogni pianta tramite la fotosintesi clorofilliana, produce sostanze organiche contenenti carbonio. Nel processo di validazione dei crediti di carbonio entrano nel calcolo anche le pratiche di agricoltura “sostenibile” che riducono le emissioni dell’azienda agricola, ovvero “l’impronta di carbonio“. Fra queste troviamo :

  • passaggio ad una semina senza lavorazioni o con lavorazioni ridotte del terreno
  • utilizzo di pale eoliche o pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica che viene utilizzata in azienda per l’impianto d’irrigazione o altri impianti inerenti alla coltivazione in oggetto
  • piantare alberi ai margini dei campi o in terreni marginali non utilizzati
  • inserire colture di rotazione che riducano l’utilizzo di fertilizzanti chimici o erbicidi
  • lasciare nell’interfilare , frantumato o cippato, il materiale vegetale frutto di sfoltimento periodico delle colture o di potature.

Il grano ed i crediti di carbonio

La produzione di crediti di carbonio per il grano non è così elevata come per il bambù ma se consideriamo che in italia si coltivano , secondo Coldiretti, 1,71 milioni di ettari, se fosse anche solo parzialmente certificato, il contributo che ne deriverebbe agli agricoltori come fonte ulteriore di reddito ed alle Aziende come strumento per compensare le emissioni di gas serra, sarebbe notevole.

Un interessante studio sul grano e sul fissaggio di carbonio, è stato pubblicato nel 2020 da Pant University of Agriculture and Technology, Pantnagar, India . In esso vengono prese in esame diverse varietà di grano ed anche una sua consociazione con i pioppi come può essere approfondito nella lettura dell’articolo linkato.

Per quanto concerne la quantità di CO2 stoccata, i valori sono intorno alle 37 ton/ha all’anno in campo aperto mentre in consociazione con i pioppi, 41 ton/ha come evidenziato nella sottostante diagramma. In questo caso l’algoritmo usato ha portato a questi valori, ciò non esclude che altri metodi di calcolo, purchè riconosciuti dall’Ente Certificatore, possano dare valori maggiori od inferiori.

tonnellate di Carbonio fissate per ettaro all'anno dal grano
tonnellate di Carbonio fissate per ettaro all’anno dal grano

L’ agro ambasciatore

Sinossi

Stanco di storie di mafia, di commissari maschi e femmine, ho voluto scrivere un libro che parlasse di agricoltura ma con un’ottica meno bucolica e più avventurosa: ne è sortito un personaggio insolito che mi piace definire: l’ agro ambasciatore.

Durante il lockdown del Covid-19 ho trovato finalmente il tempo di raccontare la mia singolare storia di dottore in agraria in giro per il mondo. Un giovane laureato che si trova a fronteggiare, suo malgrado, circostanze pericolose quali il mercato degli schiavi, il colera, gli squali giganti, i guerriglieri muwahhidin e tanto altro (vedi indice sotto).

Nel libro descrivo i numerosi viaggi e progetti agricoli in Paesi Emergenti aree in cui, nel passato come nel presente, sono ricorrenti forti tensioni sociali, sanitarie e politiche che possono influenzare lo svolgimento di una professione che solitamente non ha connotati rocamboleschi .

Aneddoti ed avvenimenti dal ’70 “gli anni di piombo” del periodo universitario al primo amore con Patrizia Reggiani ( protagonista del film The house of Gucci), alle frequenti missioni all’estero che calano il lettore in situazioni impreviste e singolari tracciando i contorni di una figura fuori dagli schemi quella del “agro-ambasciatore”.

Ordinazioni

Il libro può essere ordinato e pagato con Paypal su mail folgore1949@gmail.com oppure https://paypal.me/Somaschini?country.x=IT&locale.x=it_IT o bonifico bancario scrivendo direttamente alla stessa mail folgore1949@gmail.com

Due i prezzi per differenti opzioni di spedizione :

  • libro (120 pagine) con spedizione PPTT come plico librario 39,99 € ( tempo indicativo di consegna 8-10 g.g.)
  • libro (120 pagine) con spedizione a mezzo corriere espresso 49,99 € (tempo indicativo di consegna 2-3 g.g.)

Se vuoi informazioni sul contenuto, contattare l’autore o una dedica sulla tua copia del libro, puoi cliccare sotto per un contatto con wattsapp

Se invece sei interessato ad una coltura innovativa come il bambù gigante, di cui sono uno dei pochi esperti in Italia, puoi trovare il libro da me scritto su questa pianta, in chiusura del video del TG di RAI3 sugli utilizzi del bambù gigante, cliccando sotto

Bambù gigante la verità

Finalmente uno studio che se non porta alla verità assoluta, fà un pò di chiarezza sulle aspettative riguardo le coltivazioni industriali di bambù gigante .

Fonte : prof. Fu Maoyi Istituto di ricerca colture sub-tropicali Università di Fuyang, Zhejiang Cina

In estrema sintesi la ricerca che potete scaricare integralmente , rivela che dei 7 milioni di ettari di bambuseti presenti in Cina , ben 2 milioni di ettari di bambuseti adulti hanno una produttività , per ettaro, di 1,5 tons di culmi per anno e 0,5 tons di germogli edibili ovvero sono poco più che dei grossi cespugli.

La situazione in Italia

L’ immagini che trovate qui sotto riporta uno dei tanti bambuseti italiani che hanno produttività simili a quelle sopra riportate ben lontane dai 15 tons per ettaro di culmi e 1,5 tons di germogli quale media cinese.

bambù gigante
bambuseto di 5 anni scarsamente sviluppato ( foto 2022)

Fra le cause citate nel rapporto , l’utilizzo della riproduzione da seme che porta, naturalmente, alla creazione di sottospecie di Phyllostachys edulis spesso meno produttive.

In una dettagliata descrizione il Prof. Maoyi raccomanda diversi metodi di moltiplicazione da separazione ( moltiplicazione agamica) di parti di una pianta madre ben vigorosa ed attentamente selezionata.

La riproduzione da seme è lasciata più ad un accadimento naturale delle foreste di bambù che ogni 80-100 anni, vanno a fiore favorendo, con l’impollinazione anemofila, la creazione di nuove sottospeci di Phyllostachys.

Purtoppo solo pochi vivaisti in Italia usano la moltiplicazione agamica, preferendo utilizzare, per creare nuove piantine, semi cinesi di Phyllostachys facilmente reperibili ed economicamente più redditizi .

bambù gigante moltiplicazione agamica
vivaio che utilizza la moltiplicazione agamica e ottiene piante madri adulte di Pyllostachys E.

Bambù da produrre a km 0

Corsera dell’11-11-2021 in un articolo di Andrea Bonafede riporta sull’agricoltura a rischio, una recente intervista a Eva Alessi (resp. sostenibilità per il WWF Italia) che afferma ” L’agricoltura, come la vegetazione naturale, è sensibile alle variazioni atmosferiche e alle modifiche del clima”omissis ” Questa tropicalizzazione del clima sfavorisce da un lato la classica filiera agroalimentare italiana, ma allo stesso tempo agevola la presenza di prodotti esotici sul nostro territorio come il Bambù da produrre a km 0 .

È il caso di avocado, mango, papaya e frutto della passione, che si reperiscono con più facilità nei supermercati proprio perché cresce la loro produzione in Italia, soprattutto al Sud e così può esserci il Bambù da produrre a km 0 »

Una tendenza che rappresenta un’occasione ( anche per i germogli di bambù ndr) da non perdere: il consiglio è di acquistare prodotti a «km 0», invece di ricorrere a un’importazione massiccia e inquinante.

A proposito di importazione massiccia e inquinante, INBAR (Asssociazione Mondiale del Bambù e del Rattan) nel suo report del 2016 ci segnala i seguenti dati:

Export dalla Cina di prodotti a base di bambù che in Italia si potrebbe produrre a km 0
Export di prodotti alimentari e non , fatti con il bambù gigante o rattan

Parliamo di un export dalla Cina per un valore nel 2016 di 1,96 miliardi di dollari: se non vogliamo ritrovarci come per le mascherine o i microchip o le terre rare dobbiamo inderogabilemente , ove possibile, renderci indipendenti!!!

Diseguito i dati dei prodotti derivati dal bambù importati nel Mercato Europeo dalla Cina :

germogli 69 milioni $ – carta 2,6 milioni $ –

filati 704.000 $ da bambù gigante ( dati 2016 )

Sarebbe ora che qualche agricoltore lungimirante, con piante veramente di Phyllostachys edulis e non sottospecie, con una seria assistenza agronomica, prendesse in considerazione questa coltura o continueremo ad essere succubi dei capricci ( o peggio ricatti) altrui.

Theme: Baskerville 2 by Anders Noren.

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: