Le conseguenze del grande allagamento causato dalla rottura della diga sul fiume Dnipro in Ucraina hanno avuto un impatto significativo sull’agricoltura e sull’alimentazione. Nonostante l’enormità della situazione, queste conseguenze sono state quasi ignorate, così come la riflessione su una possibile ondata di migranti che potrebbe verificarsi.
L’allagamento ucraino e quello in Romagna
Secondo una ONG ucraina l’allagamento ha interessato tre regioni dell’Ucraina: Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Kherson, per una lunghezza di 240 km: se consideriamo , in via prudenziale, un larghezza media dei terreni direttamente coinvolti e/allagati di 20 km, abbiamo 5000 km quadrati .
Questi terreni devastati dall’acqua in mancanza di idrovore ed altri interventi risanatori, rimarranno per diversi mesi sott’acqua e per uno o più anni non potranno produrre grano o altri cereali.
Facendo un raffronto con la Romagna la superficie allagata è stata di 10830 ettari pari a 108,3 kilometri quadrati .
Parliamo pertanto di una superficie 50 volte superiore come 50 Romagne messe insieme, con danni che ben conosciamo dagli innumerevoli reportages, ove le conseguenze per l’ agricoltura romagnola sono stati stimate in 1 miliardo di euro , in Ucraina lascio a voi lettori il calcolo di quale può essere l’entità del disastro.

Solo in campo ittico il bacino idrico di Kakhovka da solo, era l’habitat di ben 43 specie di pesci, di cui 20 specie con rilevanza commerciale (le catture annuali ammontavano fino a 2,6 mila tonnellate). Ci vorranno almeno 7-10 anni per ripristinare tali scorte. Tutte le zone di riproduzione e il bacino principale idrico, che sono gli habitat dei pesci, sono stati distrutti.
Grano e migranti
Una considerazione esplosiva che i politici e non solo, dovrebbero fare con urgenza: L’ Ucraina era uno dei maggiori esportatori di grano verso molti paesi emergenti africani : questa produzione a causa dell’inondazione, verrà a mancare come già ora si può notare coi rilievi satellitari per uso agricolo.

Ciò inciderà sui prezzi che schizzeranno in alto come già avvenuto durante il blocco navale nel Mar Nero la cui rimozione ha permesso fino al mese di maggio 2023 di esportare oltre 30 milioni di tonnellate di cereali e altri prodotti alimentari.
È fondamentale che il governo, Coldiretti e Confagricoltura coinvolgano e incentivino gli agricoltori italiani a massimizzare la coltivazione di grano e altri cereali, utilizzando anche una parte dei 3 milioni di ettari di terreni incolti in Italia.
In caso contrario, potremmo assistere a un’onda migratoria di proporzioni bibliche nella primavera del 2024, se non prima.
È importante prepararsi e agire in modo proattivo per affrontare questa situazione critica e garantire la sicurezza alimentare del nostro Paese e di quelli Emergenti.
Gli agricoltori hanno un ruolo cruciale nell’aumento della produzione di grano e cereali e nella riduzione delle possibili conseguenze negative.
La collaborazione tra le istituzioni e gli agricoltori sarà essenziale per superare questa sfida senza precedenti.
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