Il bambù gigante di cui tanto si parla in questi tempi e le cui coltivazioni industriali sono in forte crescita in tutt’ Italia, ha un precedente nel Agro-Pontino nel 1930.
In quegli’ anni si coltivavano estesi canneti di Arundo Donax L. della famiglia del bambù, per la produzione di cellulosa e filati di rayon detti filati di seta artificiale.

Per chi non fosse a conoscenza del rayon riporto da Wikipedia quanto segue:
Il rayon (a volte chiamato modal) è una fibra trasparente che si ottiene dalla cellulosa[1].
Le fibre di cellulosa del legno o del cotone si sciolgono con soda caustica che reagisce con il solfuro di carbonio dando un composto solubile in acqua che è una soluzione colloidale, chiamata viscosa, che fatta passare attraverso piccoli ugelli in un bagno di acido si riconverte a cellulosa. Lo stesso processo utilizzando sottili fessure al posto degli ugelli, fornisce il cellophane.
A partire dal 1924 Il rayon si chiamava anche”seta artificiale” o “seta del legno” .
Al contrario del nylon, il rayon assorbe l’acqua, rendendo i tessuti ottenuti molto più confortevoli per essere indossati.
Oltre il rayon viscosa esistono altre varianti di rayon, come il rayon alla nitrocellulosa (sviluppato nel 1891 ma messo fuori produzione a causa della sua alta infiammabilità), il rayon cuproammoniacale (sviluppato nel 1890 e con applicazioni industriali dal 1911 e che assomiglia moltissimo alla seta). Esiste anche un processo all’acido acetico che dà luogo agli acetati tessili e al triacetato di cellulosa, molto usato, per molti anni, nelle pellicole cinematografiche.
Rispondi