Bioplastica e bambù gigante

Sono molti gli studi ed applicazioni industriali fatte sulla bioplastica che utilizza parti del bambù gigante.

Una premessa: chiariamo due termini: bioplastica e biodegradabile

“Bio-based” è definito nella norma europea EN 16575 come “derivato da biomassa”. Pertanto, un prodotto a base biologica è un prodotto interamente o parzialmente derivato dalla biomassa. La biomassa è materiale di origine biologica, escluso quindi il materiale incorporato in formazioni geologiche e/o fossilizzato (EN 16575, 2014). Esempi sono la carta e il legno, ma anche le materie plastiche come il PLA i cui elementi costitutivi sono prodotti dagli zuccheri.

I materiali biodegradabili sono quei materiali che possono essere decomposti naturalmente dalla biodegradazione, che è un processo biologico in cui microrganismi come batteri, funghi e alghe scompongono i materiali organici in elementi più semplici e inoffensivi per l’ambiente. Questi materiali includono composti organici come plastica, carta, tessuti naturali, legno, cibo e rifiuti vegetali.

La biodegradabilità dei materiali dipende da molte variabili ambientali. Ad esempio, i microrganismi richiedono l’ossigeno per il processo di biodegradazione, quindi la presenza di aria può accelerare il processo. Inoltre, la temperatura e l’umidità influenzano la velocità di biodegradazione, con temperature più alte e una maggiore umidità si accellera il processo. La presenza di nutrienti nell’ambiente, come azoto e fosforo, può altresì influenzare la velocità di biodegradazione.

In generale, i materiali biodegradabili sono considerati più sostenibili rispetto ai materiali non biodegradabili perché, una volta smaltiti correttamente, possono essere completamente decomposti in modo naturale, riducendo così l’impatto ambientale.

Tuttavia, è importante notare che la biodegradazione richiede tempo e le condizioni ambientali giuste, quindi i materiali biodegradabili possono ancora causare inquinamento se non vengono smaltiti correttamente.

Forever Bambù è uno dei primi utilizzatori del bambù per produzione di bioplastiche: la strada è aperta !

Il bambù gigante e la bioplastica

Il bambù è una fonte di materie prime rinnovabili e sostenibili che possono essere utilizzate per produrre bioplastiche. Il materiale utilizzato per produrre bioplastiche dal bambù è chiamato “polpa di bambù”, che è una miscela di fibre di bambù e prodotti chimici che aiutano a produrre la bioplastica.

La polpa di bambù può essere utilizzata per produrre una vasta gamma di bioplastiche, tra cui PLA (acido polilattico) e PHA (poliidrossialcanoati). Questi materiali sono biodegradabili e compostabili, il che significa che si decompongono naturalmente nel tempo senza causare danni all’ambiente.

L’utilizzo del bambù come materia prima per la produzione di bioplastiche ha diversi vantaggi rispetto ad altre fonti di materie prime, come ad esempio le colture di mais o di canna da zucchero. Il bambù cresce rapidamente e richiede pochissima acqua e fertilizzanti, il che lo rende una scelta molto più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Inoltre, il bambù è una fonte di materiale rinnovabile a ciclo rapido, che significa che può essere raccolto e utilizzato più volte (taglio ogni 4-5 anni) senza danneggiare l’ecosistema circostante. Ciò rende il bambù un’opzione altamente sostenibile per la produzione di bioplastiche e un’alternativa ecologica alle plastiche tradizionali a base di petrolio.

Viali alberati e crediti carbonio

I viali alberati che quotidianamente attraversiamo fissano la Co2 e quindi producono crediti di carbonio certificabili e commercializzabili.

Chi si occupa di afforestazione e più in generale di green-economy ha sentito parlare del bambù gigante e delle grandi potenzailità di fissazione di Co2 da parte del suo folto fogliame ma anche i tigli o gli ippocastanti od altre piante d’alto fusto hanno questa attitudine .

Una nuova fonte di reddito: i viali alberati

Quante centinaia o migliaia di tonnellate di biomassa abbiamo davanti quando percorriamo i viali alberati : con specifici algoritmi si può calcolare la quantità della biomassa legnosa, sopra e sotto il terreno, e da questa dedurre le tonnellate di carbonio fissate e se il caso, validare i relativi quantitativi da parte di Enti certificatori.

Questi a loro volta produrranno dei certificati che potranno essere venduti dai Comuni o Enti o Privati a società che si occupano del trading di questi certificati (VCS) vendendoli ad Aziende che necessitano di compensare, in base alle direttive della UE, le emissioni nocive di gas serra dei loro impianti e/o attrezzature.

Un esempio virtuoso da un Comune lontano

Ci troviamo a circa 11 ore d’aereo da Roma nella città di Sèmè-Podji, Benin meridionale.

L’Università d’Agraria ha effettuato uno studio sull’importanza delle piante nell’ambiente urbano dimostrando la loro potenzialità ed influenza sull’ambiente e sulle popolazioni.

Il loro lavoro mirava a valutare il contributo degli alberi dei viale nel sequestro del carbonio nel comune di Sèmè-Podji in Benin. L’approccio metodologico utilizzato è partito dall’inventariamento degli alberi lungo 26 chilometri di viabilità urbana.

I dati sulla Co2 e crediti carbonio

Il valore di biomassa stimato per tutti gli alberi stradali inventariati ( specie autoctone) è stato di 756,16 t/ha. A questo valore di biomassa corrisponde uno stock di carbonio sequestrato di 378,17 t/ha, che equivale a un valore di 102,09 tonnellate di CO2 per ettaro .

Se consideriamo le strade separatamente, il viale principale ha una maggiore quantità di biomassa (489,27 t/ha) rispetto alla strada 1 (111,32 t/ha) e alla strada 2 (155,57 t/ha)). È lo stesso per i loro valori di carbonio sequestrato e CO2 equivalente. Tuttavia, i valori di biomassa e carbonio della strada 2 sono superiori a quelli della strada 1, mentre quest’ultima è superiore in termini di distanza lineare, ricchezza di specie e numero di individui.

Ciò implica che i valori di carbonio dipendono maggiormente dal tipo di specie e dalla densità della chioma nel viale.

L’intelligenza artificiale IA in agricoltura

Non sempre palesemente, ma in modo irreversibile l’intelligenza artificiale ( IA ) sta permeando diversi settori in agricoltura.

Settori d’intervento

  1. Previsione delle condizioni climatiche e dei raccolti: l’IA può analizzare i dati climatici storici e utilizzare algoritmi di previsione per prevedere le condizioni meteorologiche future e il rendimento delle coltivazioni.
  2. Monitoraggio delle piante in tempo reale: con sensori e tecnologie di imaging, l’IA può monitorare lo sviluppo delle piante e identificare eventuali problemi come parassiti, malattie e carenze nutrizionali. Spesso si affianca all’ IA la tecnologia NFC (Near Field Communication = comunicazione in campo vicino n.d.a.) ovvero l’applicazione di etichette elettroniche sulle piante, leggibili avvicinando uno smatphone dotato di questa tecnologia, che contengono dati utili o rilevano specifiche variazioni dei paramentri assegnati.
  3. Rilievi satellitari : L’ IA elabora le immagini multispettrali del terreno e vegetazione, scattate dai satelliti, le tramuta in indici di vigoria NDVI e tanti altri indici, usati periodicamente da agro-tecnici ed agricoltori per la ottimizzazione delle pratiche agronomiche. Gli stessi dati possono essere usati da power-unit montate su seminatrici e trattori, per effettuare semine o concimazioni a rateo variabile ( n.d.a. fornendo in base a mappe di vigoria più o meno seme o fertilizzante o fitofarmaco, in base alle effettive necessità)
  4. Ottimizzazione dell’irrigazione: l’IA può analizzare i dati sull’acqua, la temperatura e l’umidità del suolo per ottimizzare la quantità e il timing dell’irrigazione, riducendo così i costi e migliorando la qualità dei raccolti.
  5. Miglioramento della selezione dei semi: l’IA può utilizzare dati genetici e di rendimento per selezionare i semi più adatti a specifici microclimi e condizioni ambientali, migliorando la resa delle coltivazioni.
  6. Prevenzione degli sprechi: l‘IA può analizzare i dati di produzione e di vendita per identificare opportunità di riduzione degli sprechi e di ottimizzazione delle risorse, migliorando la redditività e sostenibilità delle imprese
  7. Messaggistica (chatbot e voicebot) : l’IA è in grado di gestire lo scambio di messaggi fra , per esempio, i clienti e l’azienda agricola nei settori della promozione commerciale o del marketing. Apprende , cataloga, ottimizza, stima, le risposte del cliente imparando nuovi dialoghi , percependo lo stato d’animo dell’interlocutore. Queste chatbot sono multilingue, gestiscono centinaia di chiamate conteporaneamente, lavorano h24 per 7 giorni su 7 .

Vuoi più informazioni ? contattami

Nota: l’immagine in alto è stata generata e composta totalmente dall’IA di un programma per il disegno digitale con un input di sole poche parole.

Grano bambù crediti carbonio

Coltivazioni come il grano o il bambù producono biomasse contenenti carbonio che possono essere utilizzate per compensare le emissioni di CO2 degli aerei, ma anche quelle delle acciaierie o cartiere o altre Aziende che hanno lo stesso problema di reperire crediti carbonio certificati.

Nel dettaglio colture cerealicole, bambuseti, frutteti, vigneti, oliveti, possono essere coltivati con criteri tali da ridurre la produzione di CO2 o più in generale di gas serra ed al contempo “addizionare “biomassa : quale consulente per i Crediti di Carbonio di una azienda agricola , posso seguire l’intero iter che porta alla stesura di un complesso documento con cui richiedere la validazione e certificazione dei crediti di carbonio da parte di un Ente certificatore come RINA in Italia o uno internazionale come VERRA. Una volta ottenuti i certificati (VCS) questi possono essere immessi sul mercato ed acquistati da quelle Società che sono obbligate a compensare le emissioni nocive, producendo un reddito aggiuntivo all’agricoltore.

Criteri per ridurre la CO2

Si parla spesso dell’alto potenziale di fissazione della CO2 da parte dei bambuseti anche sette volte superiore ad una foresta di latifoglie, ma in misura diversa ogni pianta tramite la fotosintesi clorofilliana, produce sostanze organiche contenenti carbonio. Nel processo di validazione dei crediti di carbonio entrano nel calcolo anche le pratiche di agricoltura “sostenibile” che riducono le emissioni dell’azienda agricola, ovvero “l’impronta di carbonio“. Fra queste troviamo :

  • passaggio ad una semina senza lavorazioni o con lavorazioni ridotte del terreno
  • utilizzo di pale eoliche o pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica che viene utilizzata in azienda per l’impianto d’irrigazione o altri impianti inerenti alla coltivazione in oggetto
  • piantare alberi ai margini dei campi o in terreni marginali non utilizzati
  • inserire colture di rotazione che riducano l’utilizzo di fertilizzanti chimici o erbicidi
  • lasciare nell’interfilare , frantumato o cippato, il materiale vegetale frutto di sfoltimento periodico delle colture o di potature.

Il grano ed i crediti di carbonio

La produzione di crediti di carbonio per il grano non è così elevata come per il bambù ma se consideriamo che in italia si coltivano , secondo Coldiretti, 1,71 milioni di ettari, se fosse anche solo parzialmente certificato, il contributo che ne deriverebbe agli agricoltori come fonte ulteriore di reddito ed alle Aziende come strumento per compensare le emissioni di gas serra, sarebbe notevole.

Un interessante studio sul grano e sul fissaggio di carbonio, è stato pubblicato nel 2020 da Pant University of Agriculture and Technology, Pantnagar, India . In esso vengono prese in esame diverse varietà di grano ed anche una sua consociazione con i pioppi come può essere approfondito nella lettura dell’articolo linkato.

Per quanto concerne la quantità di CO2 stoccata, i valori sono intorno alle 37 ton/ha all’anno in campo aperto mentre in consociazione con i pioppi, 41 ton/ha come evidenziato nella sottostante diagramma. In questo caso l’algoritmo usato ha portato a questi valori, ciò non esclude che altri metodi di calcolo, purchè riconosciuti dall’Ente Certificatore, possano dare valori maggiori od inferiori.

tonnellate di Carbonio fissate per ettaro all'anno dal grano
tonnellate di Carbonio fissate per ettaro all’anno dal grano

Bambù gigante su Youtube

Diseguito trovate una raccolta di video, sul mio canale Youtube, riguardanti il bambù gigante.

Dura cent’anni, ha bassi costi di gestione, produce germogli – biomassa – canne – crediti carbonio
Alle porte di Milano un bambuseto “modello” fatto nel 2022

Coltivare il bambù gigante è facile – nuove metodiche

Bambuseto industriale realizzato ad Alessandria nel 2022

Raccolta canne bambù a Varese

Raccolta germogli e ricetta gourmet

Tecnologia satellitare per un’agricolura 4.0

Uso satelliti nei bambuseti – Agricolus reseller

Il bambù gigante sui canali RAI e TG

Libro “Guadagnare con il bambù gigante “

L’unico testo italiano sul bambù gigante alla terza ristampa

L’ agro ambasciatore

Sinossi

Stanco di storie di mafia, di commissari maschi e femmine, ho voluto scrivere un libro che parlasse di agricoltura ma con un’ottica meno bucolica e più avventurosa: ne è sortito un personaggio insolito che mi piace definire: l’ agro ambasciatore.

Durante il lockdown del Covid-19 ho trovato finalmente il tempo di raccontare la mia singolare storia di dottore in agraria in giro per il mondo. Un giovane laureato che si trova a fronteggiare, suo malgrado, circostanze pericolose quali il mercato degli schiavi, il colera, gli squali giganti, i guerriglieri muwahhidin e tanto altro (vedi indice sotto).

Nel libro descrivo i numerosi viaggi e progetti agricoli in Paesi Emergenti aree in cui, nel passato come nel presente, sono ricorrenti forti tensioni sociali, sanitarie e politiche che possono influenzare lo svolgimento di una professione che solitamente non ha connotati rocamboleschi .

Aneddoti ed avvenimenti dal ’70 “gli anni di piombo” del periodo universitario al primo amore con Patrizia Reggiani ( protagonista del film The house of Gucci), alle frequenti missioni all’estero che calano il lettore in situazioni impreviste e singolari tracciando i contorni di una figura fuori dagli schemi quella del “agro-ambasciatore”.

Ordinazioni

Il libro può essere ordinato e pagato con Paypal su mail folgore1949@gmail.com oppure https://paypal.me/Somaschini?country.x=IT&locale.x=it_IT o bonifico bancario scrivendo direttamente alla stessa mail folgore1949@gmail.com

Due i prezzi per differenti opzioni di spedizione :

  • libro (120 pagine) con spedizione PPTT come plico librario 39,99 € ( tempo indicativo di consegna 8-10 g.g.)
  • libro (120 pagine) con spedizione a mezzo corriere espresso 49,99 € (tempo indicativo di consegna 2-3 g.g.)

Se vuoi informazioni sul contenuto, contattare l’autore o una dedica sulla tua copia del libro, puoi cliccare sotto per un contatto con wattsapp

Se invece sei interessato ad una coltura innovativa come il bambù gigante, di cui sono uno dei pochi esperti in Italia, puoi trovare il libro da me scritto su questa pianta, in chiusura del video del TG di RAI3 sugli utilizzi del bambù gigante, cliccando sotto

Bambù gigante la verità

Finalmente uno studio che se non porta alla verità assoluta, fà un pò di chiarezza sulle aspettative riguardo le coltivazioni industriali di bambù gigante .

Fonte : prof. Fu Maoyi Istituto di ricerca colture sub-tropicali Università di Fuyang, Zhejiang Cina

In estrema sintesi la ricerca che potete scaricare integralmente , rivela che dei 7 milioni di ettari di bambuseti presenti in Cina , ben 2 milioni di ettari di bambuseti adulti hanno una produttività , per ettaro, di 1,5 tons di culmi per anno e 0,5 tons di germogli edibili ovvero sono poco più che dei grossi cespugli.

La situazione in Italia

L’ immagini che trovate qui sotto riporta uno dei tanti bambuseti italiani che hanno produttività simili a quelle sopra riportate ben lontane dai 15 tons per ettaro di culmi e 1,5 tons di germogli quale media cinese.

bambù gigante
bambuseto di 5 anni scarsamente sviluppato ( foto 2022)

Fra le cause citate nel rapporto , l’utilizzo della riproduzione da seme che porta, naturalmente, alla creazione di sottospecie di Phyllostachys edulis spesso meno produttive.

In una dettagliata descrizione il Prof. Maoyi raccomanda diversi metodi di moltiplicazione da separazione ( moltiplicazione agamica) di parti di una pianta madre ben vigorosa ed attentamente selezionata.

La riproduzione da seme è lasciata più ad un accadimento naturale delle foreste di bambù che ogni 80-100 anni, vanno a fiore favorendo, con l’impollinazione anemofila, la creazione di nuove sottospeci di Phyllostachys.

Purtoppo solo pochi vivaisti in Italia usano la moltiplicazione agamica, preferendo utilizzare, per creare nuove piantine, semi cinesi di Phyllostachys facilmente reperibili ed economicamente più redditizi .

bambù gigante moltiplicazione agamica
vivaio che utilizza la moltiplicazione agamica e ottiene piante madri adulte di Pyllostachys E.

Germogli bambù rubati

I mesi di aprile e maggio sono quelli in cui nei bambuseti giganti spuntano i nuovi culmi e dove , è capitato spesso, che i germogli di bambù vengono rubati.

Il germoglio di bambù di pochi giorni di vita, è un alimento energetico, molto appetitoso e ricercatissimo dai cinesi per la loro millenaria cucina.

germogli bambù
germogli di bambù gigante

Seguendo un centinaio di agricoltori, alcuni dei quali con bambuseti già di 4-6 mt. d’altezza e con canne di 6-9 cm. di diametro, ho ricevuto numerosi telefonate dal Ferrarese fino all’Anconetano, che mi informavano dell’avvenuta razzia di germogli : un prodotto che da noi non è ancora sufficientemente conosciuto e quindi apprezzato.

crescita germogli bambù

Come si raccolgono i germogli di bambù ( rubati e non ) ?

I germogli crescono in gran quantità e mediamente, un 30% andrebbe comunque raccolto per diradare il bambuseto, ma vediamo nel dettaglio, questa pratica. Qualche giorno fà andando a trovare un anziano agricoltore nel Varesotto, ho assistito ad una raccolta fatta, con incredibile destrezza, da due ragazze cinesi, che vedrete nel video:

Come si cucina e conserva:

I germogli scorticati e lavati vanno bolliti 30-40 min. in acqua bollente, in alternativa 5 min. nella pentola a pressione.

germogli bambù cotti nella pentala a pressione
germogli bambù cotti nella pentala a pressione

Potrebbero sembrare pezzi di canna coriacei, in effetti sono teneri e gustosissimi.

Ricetta rapida e conservazione germogli bambù gigante

Dopo averli lasciati raffreddare a temperatura ambiente, ho preparato una salsina a base di crema di ricotta e gongorzola in parti uguali, con cui ho nappato i pezzetti di germogli : una lecconia sinomilanese!

germogli con crema di zola
germogli con crema di zola

Per la conservazione di quelli eccedenti la ricetta, ma già cotti, ho provveduto a dividerli in piccoli sacchetti per surgelati e metterli in congelatore, utili per altre ricette quale ad esempio, “un risottino gamberetti e germogli di bambù” o altre ancora.

Bambù e steam explosion

Bambù e steam explosion: una tecnologia avvincente che avvicina il bambù gigante alle cartiere.

Le cartiere italiane

Sempre più stritolate fra i costi della cellulosa raddoppiati e i costi energetici alle stelle, cosa fanno ? si lamentano, aspettando i sussidi del Governo, ma non basta.

Più volte da me interpellate in queste settimane hanno manifestato disinteresse per il bambù come se non fosse adatto a fare cellulosa : niente di più lontano dalla realtà.

Cellulosa da bambù case study

Questo articolo della Società ACelli azienda leader mondiale in macchinari per la carta , spiega come una cartiera cinese produca, con tecnologia italiana, carta da cellulosa prodotta da bambù gigante, 140.000 tonellate all’anno di carta 100% bambù.

La strategia che manca

Dalla lettura dei giornali della tragedia di questi mesi in Ucraina, abbiamo appreso che l’ottusità dei passati Governi, ci ha portato ad una dipendenza energetica del 40% dalla Russia. Ma se prendiamo in considerazione l’intero import in Italia dalla Russia e dalla Cina scopriremo che, per quest’ultima, il rapporto è dieci volte maggiore !

In altre parole la nostra dipendenza dai prodotti cinesi è dieci volte più grande di quella da merci russe: vale la pena ricordare le tristemente famose passate sofferenze per la mancanza di mascherine e respiratori e di altre centiania di altri articoli producibili in Italia ma fatti ed importati dalla Cina.

La Cina si sta accapparrando la poca cellulosa disponibile sul mercato mondiale per venderci poi prodotti già finiti quali fazzolettini e carta igienica.

Cellulosa italiana da bambuseti italiani

E’ stato ampiamente dimostrato che il bambù gigante cresce in Italia da Gorizia a Palermo. Delle 1200 specie conosciute alcune, come il Phyllostachys edulis, resistono anche a -10° C. Mentre non è vero che è invasivo più di altre piante dato che fiorisce ogni 80-100 anni ed i rizomi germogliano una volta all’anno in Aprile.

I bambuseti in Italia sono circa 2000 ettari ma se ne possono fare di nuovi in breve tempo da destinare alle cartiere. La terra non manca: la UE ha reso disponibili , solo in Emila Romagna, oltre 22.000 ettari di terreni incolti da adibire a nuove colture. Un ettaro di bambuseto fornisce 40-60 tonn di bio-massa per un centinaio d’anni, altro che pioppeti decennali.

Nuovi studi hanno portato a prevedere coltivazioni consociate con i bambuseti al fine di renderli redditizi ed utili per le cartiere già dal primo anno. Si tratta di consociazioni possibili con canapa e/o kenaf che danno biomasse utilizzabili per la produzione di cellulosa.

Dal cippato di bambù alla cellulosa: steam explosion

E’ una tecnologia che con il vapore surriscaldato e sbalzi di pressione, estrae la cellulosa dal cippato di bambù ottenendo anche derivati tanninini e ligninici utili ad altre industrie.

Le acque reflue possono essere convogliate in un impianto a biogas per produrre con microrganismi metanigeni, gas ovvero energia di cui le cartiere sono consumatrici estreme.

Vuoi conoscere più nel dettaglio questa tecnologia ? contattami.

Dai un contributo sostenibile con il tuo bambuseto !

Ieri 21 novembre era la “giornata mondiale degli alberi” voglio sollecitare anche chi non ha decine di ettari ma è sensibile alle problematiche ambientali, a dare un contributo sostenibile con il tuo bambuseto.

Cosa intendo, ve lo condenso in pillole:

  • Lotto minimo 100 piante al prezzo fino al 15 dicembre di 25,00 € cad. franco partenza
  • piante certificate Phyllostachys edulis e non specie simili o con denominazione MOSO che non è un sinonimo di Phyllostachys edulis
  • piante con canne di altezza 1,50-2,00 mt. da terra nel vaso medio di 30 cm di diametro quindi adulte poco soggette a stress durante il trapianto, con caratteristiche morfologiche ben definite
  • si mettono a dimora a marzo in un terreno di almeno 2000 mq.
  • la densità ottimale di un bambuseto secondo quanto indica anche INBAR l’Organizzazione mondiale del Bambù e del Rattan è 500/800 piante per ettaro e non oltre un migliaio/ettaro come qualche vivaista và proponendo
  • il Phyllostachys edulis , a differenza della maggioranza delle 1200 specie di bambù conosciute, produce germogli in aprile e non durante tutto l’anno come le specie per paesaggistica , per cui con un minimo di accortezza è facile tenerlo a bada
  • il trapianto si fà di norma a marzo per cui ora il vivaista richiede il 20% di acconto con saldo alla partenza della merce ( le spese di trasporto sono escluse e si calcolano a parte a seconda della destinazione).
  • Di sotto alcuni esemplari pronti per la spedizione.
A fianco di piante madri di bambù gigante di 1,80 -2,00 mt d'altezza

Chi ha qualche dubbio o non conosce le potenzialità industriali oltre che nutrizionali del bambù può documentarsi leggendo l’accordo sottoscritto tra INBAR e UNIDO (Organizzazione Mondiale per lo Sviluppo Industriale ) per la trasformazione industriale del Bambù Gigante.

Per informazioni od ordini clicca sotto

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