Come ti costruisco una fake news sui carbon credits di bambù gigante con tanto di metodica e certficati.
Premessa: Bambù gigante ed area interessata
Dai lontani anni ’80 quando ero in Cina per conto di una multinazionale italiana, la Montedison, sono entrato in contatto con le piantagioni di bambù gigante. Dal 2014-2015 si sono sviluppate anche in Italia ma la maggior parte dei 1500 ettari di bambuseti ha avuto esiti modesti : alcuni vivai fornendo piante da seme hanno creato piantagioni disomogenee come si può vedere nella foto sotto

eppure alcuni studi riportano che dovrebbe essere alto 15 metri
Ciò dipende dal fatto che il bambù Phyllostachys presenta una alta variabilità genetica che può arrivare fino al 84% come ben spiegato in uno studio della INBAR ( Organizzazione Del Bambù e Rattan presente in 40 paesi)
Produzione di carbon credits
La ricerca di nuove fonti di reddito ha spinto alcune società a sfruttare “con leggerezza” questa nuova leva di green marketing. Dal Protocollo di Kyoto alla COP26 sempre più le Aziende sono costrette a compensare le emissioni di CO2: è un mercato enorme , poco conosciuto e facile preda .
E’ normale che si possa proporre in compensazione i Carbon Credits prodotti, ma se gli ettari sono forestati come nella foto sopra, con culmi di bambù che a sei anni dal trapianto, dovrebbero essere alti 15 metri e non dei cespuglietti, dubito fortemente che riescano ad avere un assorbimento anche solo di una cinquantina di tonnellate di CO2 per ettaro. Diversa la produzione di un bambuseto come il seguente

(foto Massimo Somaschini)
Riassumendo, la stima dei Crediti di Carbonio da vendere in compensazione non può essere fatta sulla base di un ettaro (magari il più bello ) ma su un campionamento di diverse decine di ettari di bambuseti che produrranno diverse quantità di Carbon Credits meglio definiti come ” attestati di mitigazione di CO2″ .
Questa stima andrà rivista negli anni , con campionamenti, e non in base ad un calcolo statistico: siamo in presenza di un eco-sistema non di una catena di montaggio, influenzabile da eventi atmosferici e fitopatologici, che interagiscono con le biomasse aeree, sotterranee nonchè la componente organica nel terreno.
Metodologia – calcoli
Spesso si fà riferimento alla normativa UNI ISO 14064-2 che recita fra l’altro : al fine di garantire un approccio flessibile viene richiesto che il progetto sia sviluppato in accordo ai dettami del programma GHG ( calcolo delle emissioni di gas a effetto serra ) entro cui si intende operare. Sarà poi proprio il programma prescelto che dovrà riconoscere i risultati raggiunti in termini di riduzione delle emissioni di GHG attraverso il rilascio di appositi crediti che avranno un valore economico di mercato.
Purtroppo la metodica proposta è molto diversificabile ma due sono i capisaldi : raccolta ed analisi dei dati di partenza ( non su un ettaro ma su più ettari in diverse zone) e controllo di questi negli anni successivi.
Se invece di prendere per base di calcolo, la percentuale di carbonio nella sostanza secca del bambù Phyllostachys edulis coltivato in Italia, usiamo , per esempio, quelli del Bambusa vulgaris della foresta di Bobiri in Ghana ( Amoah et al. 2020 ) otterremo crediti di carbonio “gonfiati” ed irrealistici.
Per dovere di completezza Mr. Martin Amoah, che ho conosciuto nel mio soggiorno durato due anni in Ghana, riporta uno stoccaggio nelle lussureggianti foreste ghanesi, per la parte epigea, di 115 tons/ha di CO2.

Dichiarazione di validazione – Ente certificatore
RINA il Registro Navale Italiano o Bureau Veritas sono Enti certificatori che oltre p.e. la stazza delle navi , possono attestare che “la metodologia di calcolo è corretta “!!!
In altre parole NON entrano nel merito se un ettaro di bambuseto in una determinata zona in Italia, assorba uno o trecento tonnellate di CO2 per ettaro ma semplicemente che i calcoli fatti siano corretti ovvero esenti da errori matematici o di metodo.
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