Agrivoltaico e frutta con cautela

Esaminiamo da vicino la sperimentazione dell’ agrivoltaico applicato sopra un frutteto di mele in Germania dove , con cautela, si è valutato lati positivi e negativi.

Istituti interessati

Il recente studio fatto nel 2022 ha coinvolto diversi istituti per una ricerca approfondita, in particolare:

Istituto Fraunhofer per i sistemi di energia solare ISE, Heidenhofstr. 2, 79110 Friburgo, Germania

Dipartimento di Economia, Università di Friburgo, Wilhelmstr. 1b, 79085 Friburgo, Germania

Scuola universitaria professionale di Erfurt, Facoltà di architettura del paesaggio, orticoltura e selvicoltura, Leipziger Str. 75, 99085 Erfurt, Germania

Dati salienti

Lo studio sulla coltivazione delle mele in Germania mostra che l’agrivoltaico potrebbe ridurre i costi di investimento del sistema agricolo del 26% e i costi operativi annuali fino al 9%.

Tuttavia, i ricavi annuali diminuiscono dell’9% a causa di una riduzione della resa di mele di alta qualità mentre il costo di produzione delle mele diminuisce del 5%.

La relazione sulla ricerca svolta riporta infine che il potenziale teorico dell’agrivoltaico nella coltivazione delle mele in Germania potrebbe coprire il 13% dei requisiti di sviluppo fotovoltaico per raggiungere gli obiettivi climatici entro il 2030.

E in Italia…

Il Dipartimento di Produzione Vegetale dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha progettata e implementato una piattaforma innovativa per eseguire simulazioni volte all’ottimizzazione di sistemi agrivoltaici (Nord Italia, Regione Emilia Romagna, PC), dove la produzione di energia elettrica è abbinata a quella dei seminativi. 

Una simulazione a lungo termine, che ha confrontato la resa del mais in Agrovoltaico con quella del mais in pieno campo, ha evidenziato che mentre la resa in Agrovoltaico è leggermente inferiore quando l’acqua è disponibile in abbondanza, è maggiore in condizioni ambientali siccitose. In considerazione del fatto che il clima tende ad estremizzare i periodi umidi e quelli secchi , l’agrivoltaico oltre a proteggere da forti piogge e grandine, crea un microclima più favorevole alle colture.

Per informazioni o per segnalazione di terreni in vendita o per cessione trentennale del diritto di superficie il tutto finalizzato a progetti agrivoltaici contattami

Terreni cercasi per agrivoltaico

Agrivoltaico è un approccio innovativo che unisce l’agricoltura e la produzione di energia fotovoltaica in modo sinergico, consentendo un uso più efficiente dei terreni e una maggiore produttività agricola.

Il target del Fondo d’investimento con cui collaboriamo è finalizzato alla ricerca di terreni agricoli idonei all’agrivoltaico in particolare nel Centro e Nord Italia (escluso Emila Romagna ed Umbria) !

Che cos’è l’agrivoltaico?

L’agrivoltaico è un progetto evoluto del fotovoltaico !

Mentre prima si occupava il suolo con pannelli solari fotovoltaici, ora gli stessi sono installati alcuni metri sopra i campi agricoli, creando una simbiosi tra la produzione di energia rinnovabile e l’attività agricola.

Questa combinazione strategica sfrutta in modo efficiente lo spazio disponibile, consentendo ai coltivatori di ottenere benefici sia dalla produzione di derrate alimentari o pratiche di allevamento, che dalla generazione di energia pulita.

schema Università di Tallin

Vantaggi ambientali dell’agrivoltaico

L’adozione dell’agrivoltaico offre numerosi vantaggi ambientali, tra cui:

1 Riduzione dell’impronta di carbonio

L’uso di energia solare riduce la dipendenza dalle fonti fossili, contribuendo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Ciò aiuta a mitigare il cambiamento climatico e a preservare l’ambiente per le generazioni future.

2 Conservazione del suolo

I pannelli solari forniscono ombra , aiutando a ridurre l’erosione del suolo e la perdita di nutrienti. Ciò contribuisce a mantenere la fertilità e umidità del terreno per una migliore produzione agricola.

3 Risparmio idrico

La presenza dei pannelli solari riduce l’evaporazione dell’acqua dal suolo, particolarmente utile nelle regioni aride o in periodi siccitosi.

4. Riduzione costi assicurativi.

I pannelli solari forniscono protezione contro gli agenti atmosferici proteggendo le colture sottostanti e riducendo , in alcuni casi, i costi assicurativi.

5. Produrre energia elettrica dal sole ha un enorme valore strategico e sociale contribuendo a produrre in Italia l’energia necessaria e quindi a non importare gas e petrolio dall’estero . Questo processo può portare in un ragionevole spazio di tempo ad auto produrre il nostro il fabbisogno energetico necessario come già avviene in altre nazioni come la Danimarca che pur essendo più a Nord rispetto all’Italia, produce il 100% dell’energia necessaria al Paese, da fonti rinnovabili quali il sole, il vento, le maree.

Ricerca ed acquisizione dei terreni

Il Fondo d’investimento con cui lavoriamo, ricerca terreni agricoli, prevalentemente in Centro e Nord Italia, con superfici minime di 6 ettari a 200 ettari, in acquisto o con cessione trentennale del diritto di superficie.

2023 cosa cambia ?

La guerra in Ucraina, la crisi energetica, il nuovo Governo, hanno cambiato le regole e velocizzato gli iter burocratici.

In particolare le tempistiche per le autorizzazioni si sono ridotte da 2-3 anni a pochi mesi.

I tempi di pagamento sono anch’essi ridotti dato che il Fondo con cui operiamo utilizza soldi propri e non si deve fare ricorso a bandi o PNRR.

Oppure scrivimi su somaschini@agrinews.blog

NOTA per i followers digitali: pubblico questo post come gli altri su Linkedin: quanto tempo ho passato a visionare profili e mandare invito: un brutto ricordo !

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Bioplastica e bambù gigante

Sono molti gli studi ed applicazioni industriali fatte sulla bioplastica che utilizza parti del bambù gigante.

Una premessa: chiariamo due termini: bioplastica e biodegradabile

“Bio-based” è definito nella norma europea EN 16575 come “derivato da biomassa”. Pertanto, un prodotto a base biologica è un prodotto interamente o parzialmente derivato dalla biomassa. La biomassa è materiale di origine biologica, escluso quindi il materiale incorporato in formazioni geologiche e/o fossilizzato (EN 16575, 2014). Esempi sono la carta e il legno, ma anche le materie plastiche come il PLA i cui elementi costitutivi sono prodotti dagli zuccheri.

I materiali biodegradabili sono quei materiali che possono essere decomposti naturalmente dalla biodegradazione, che è un processo biologico in cui microrganismi come batteri, funghi e alghe scompongono i materiali organici in elementi più semplici e inoffensivi per l’ambiente. Questi materiali includono composti organici come plastica, carta, tessuti naturali, legno, cibo e rifiuti vegetali.

La biodegradabilità dei materiali dipende da molte variabili ambientali. Ad esempio, i microrganismi richiedono l’ossigeno per il processo di biodegradazione, quindi la presenza di aria può accelerare il processo. Inoltre, la temperatura e l’umidità influenzano la velocità di biodegradazione, con temperature più alte e una maggiore umidità si accellera il processo. La presenza di nutrienti nell’ambiente, come azoto e fosforo, può altresì influenzare la velocità di biodegradazione.

In generale, i materiali biodegradabili sono considerati più sostenibili rispetto ai materiali non biodegradabili perché, una volta smaltiti correttamente, possono essere completamente decomposti in modo naturale, riducendo così l’impatto ambientale.

Tuttavia, è importante notare che la biodegradazione richiede tempo e le condizioni ambientali giuste, quindi i materiali biodegradabili possono ancora causare inquinamento se non vengono smaltiti correttamente.

Forever Bambù è uno dei primi utilizzatori del bambù per produzione di bioplastiche: la strada è aperta !

Il bambù gigante e la bioplastica

Il bambù è una fonte di materie prime rinnovabili e sostenibili che possono essere utilizzate per produrre bioplastiche. Il materiale utilizzato per produrre bioplastiche dal bambù è chiamato “polpa di bambù”, che è una miscela di fibre di bambù e prodotti chimici che aiutano a produrre la bioplastica.

La polpa di bambù può essere utilizzata per produrre una vasta gamma di bioplastiche, tra cui PLA (acido polilattico) e PHA (poliidrossialcanoati). Questi materiali sono biodegradabili e compostabili, il che significa che si decompongono naturalmente nel tempo senza causare danni all’ambiente.

L’utilizzo del bambù come materia prima per la produzione di bioplastiche ha diversi vantaggi rispetto ad altre fonti di materie prime, come ad esempio le colture di mais o di canna da zucchero. Il bambù cresce rapidamente e richiede pochissima acqua e fertilizzanti, il che lo rende una scelta molto più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Inoltre, il bambù è una fonte di materiale rinnovabile a ciclo rapido, che significa che può essere raccolto e utilizzato più volte (taglio ogni 4-5 anni) senza danneggiare l’ecosistema circostante. Ciò rende il bambù un’opzione altamente sostenibile per la produzione di bioplastiche e un’alternativa ecologica alle plastiche tradizionali a base di petrolio.

Viali alberati e crediti carbonio

I viali alberati che quotidianamente attraversiamo fissano la Co2 e quindi producono crediti di carbonio certificabili e commercializzabili.

Chi si occupa di afforestazione e più in generale di green-economy ha sentito parlare del bambù gigante e delle grandi potenzailità di fissazione di Co2 da parte del suo folto fogliame ma anche i tigli o gli ippocastanti od altre piante d’alto fusto hanno questa attitudine .

Una nuova fonte di reddito: i viali alberati

Quante centinaia o migliaia di tonnellate di biomassa abbiamo davanti quando percorriamo i viali alberati : con specifici algoritmi si può calcolare la quantità della biomassa legnosa, sopra e sotto il terreno, e da questa dedurre le tonnellate di carbonio fissate e se il caso, validare i relativi quantitativi da parte di Enti certificatori.

Questi a loro volta produrranno dei certificati che potranno essere venduti dai Comuni o Enti o Privati a società che si occupano del trading di questi certificati (VCS) vendendoli ad Aziende che necessitano di compensare, in base alle direttive della UE, le emissioni nocive di gas serra dei loro impianti e/o attrezzature.

Un esempio virtuoso da un Comune lontano

Ci troviamo a circa 11 ore d’aereo da Roma nella città di Sèmè-Podji, Benin meridionale.

L’Università d’Agraria ha effettuato uno studio sull’importanza delle piante nell’ambiente urbano dimostrando la loro potenzialità ed influenza sull’ambiente e sulle popolazioni.

Il loro lavoro mirava a valutare il contributo degli alberi dei viale nel sequestro del carbonio nel comune di Sèmè-Podji in Benin. L’approccio metodologico utilizzato è partito dall’inventariamento degli alberi lungo 26 chilometri di viabilità urbana.

I dati sulla Co2 e crediti carbonio

Il valore di biomassa stimato per tutti gli alberi stradali inventariati ( specie autoctone) è stato di 756,16 t/ha. A questo valore di biomassa corrisponde uno stock di carbonio sequestrato di 378,17 t/ha, che equivale a un valore di 102,09 tonnellate di CO2 per ettaro .

Se consideriamo le strade separatamente, il viale principale ha una maggiore quantità di biomassa (489,27 t/ha) rispetto alla strada 1 (111,32 t/ha) e alla strada 2 (155,57 t/ha)). È lo stesso per i loro valori di carbonio sequestrato e CO2 equivalente. Tuttavia, i valori di biomassa e carbonio della strada 2 sono superiori a quelli della strada 1, mentre quest’ultima è superiore in termini di distanza lineare, ricchezza di specie e numero di individui.

Ciò implica che i valori di carbonio dipendono maggiormente dal tipo di specie e dalla densità della chioma nel viale.

Blockchain e crediti di carbonio

Le aziende stanno affrontando una sfida epocale nel tracciare la complessa catena di approvvigionamento dei loro prodotti, che coinvolge tantissimi players, ma produce gas serra e quindi la necessità di acquistare crediti di carbonio possibilmente controllati da una blockchain.

Nel dettaglio

Questa distribuzione geografica e il coinvolgimento di molte istituzioni rendono altresì difficile garantire l’identificazione e la comunicazione trasparente delle emissioni di gas serra.

Per affrontare queste sfide, è necessario un sistema che migliori la trasparenza nei diversi passaggi della catena di approvvigionamento, supporti la gestione delle risorse di carbonio e fornisca informazioni affidabili sulle emissioni di carbonio a tutte le parti interessate.

Questa necessità ha portato allo sviluppo di un’architettura unica che combina efficacemente la tecnologia blockchain con la catena di approvvigionamento del carbonio in una rete aziendale.

Cosa ne pensa lo stimato Journal of Business Strategy

Nel gennaio di quest’anno, su questo argomento il Journal of Business Strategyha pubblicato un interessante studio da parte di un gruppo di ricercatori: Pretam Basu (Kent Business School, Canterbury UK) Palash Deb (Indian Institute of Management Calcutta, Kolkata, India) Akhilesh Singh (Analyst – Product Development, American Express India, Gurugram India) dal titolo : Blockchain and the carbon credit ecosystem: sustainable management of the supply chain

Grano bambù crediti carbonio

Coltivazioni come il grano o il bambù producono biomasse contenenti carbonio che possono essere utilizzate per compensare le emissioni di CO2 degli aerei, ma anche quelle delle acciaierie o cartiere o altre Aziende che hanno lo stesso problema di reperire crediti carbonio certificati.

Nel dettaglio colture cerealicole, bambuseti, frutteti, vigneti, oliveti, possono essere coltivati con criteri tali da ridurre la produzione di CO2 o più in generale di gas serra ed al contempo “addizionare “biomassa : quale consulente per i Crediti di Carbonio di una azienda agricola , posso seguire l’intero iter che porta alla stesura di un complesso documento con cui richiedere la validazione e certificazione dei crediti di carbonio da parte di un Ente certificatore come RINA in Italia o uno internazionale come VERRA. Una volta ottenuti i certificati (VCS) questi possono essere immessi sul mercato ed acquistati da quelle Società che sono obbligate a compensare le emissioni nocive, producendo un reddito aggiuntivo all’agricoltore.

Criteri per ridurre la CO2

Si parla spesso dell’alto potenziale di fissazione della CO2 da parte dei bambuseti anche sette volte superiore ad una foresta di latifoglie, ma in misura diversa ogni pianta tramite la fotosintesi clorofilliana, produce sostanze organiche contenenti carbonio. Nel processo di validazione dei crediti di carbonio entrano nel calcolo anche le pratiche di agricoltura “sostenibile” che riducono le emissioni dell’azienda agricola, ovvero “l’impronta di carbonio“. Fra queste troviamo :

  • passaggio ad una semina senza lavorazioni o con lavorazioni ridotte del terreno
  • utilizzo di pale eoliche o pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica che viene utilizzata in azienda per l’impianto d’irrigazione o altri impianti inerenti alla coltivazione in oggetto
  • piantare alberi ai margini dei campi o in terreni marginali non utilizzati
  • inserire colture di rotazione che riducano l’utilizzo di fertilizzanti chimici o erbicidi
  • lasciare nell’interfilare , frantumato o cippato, il materiale vegetale frutto di sfoltimento periodico delle colture o di potature.

Il grano ed i crediti di carbonio

La produzione di crediti di carbonio per il grano non è così elevata come per il bambù ma se consideriamo che in italia si coltivano , secondo Coldiretti, 1,71 milioni di ettari, se fosse anche solo parzialmente certificato, il contributo che ne deriverebbe agli agricoltori come fonte ulteriore di reddito ed alle Aziende come strumento per compensare le emissioni di gas serra, sarebbe notevole.

Un interessante studio sul grano e sul fissaggio di carbonio, è stato pubblicato nel 2020 da Pant University of Agriculture and Technology, Pantnagar, India . In esso vengono prese in esame diverse varietà di grano ed anche una sua consociazione con i pioppi come può essere approfondito nella lettura dell’articolo linkato.

Per quanto concerne la quantità di CO2 stoccata, i valori sono intorno alle 37 ton/ha all’anno in campo aperto mentre in consociazione con i pioppi, 41 ton/ha come evidenziato nella sottostante diagramma. In questo caso l’algoritmo usato ha portato a questi valori, ciò non esclude che altri metodi di calcolo, purchè riconosciuti dall’Ente Certificatore, possano dare valori maggiori od inferiori.

tonnellate di Carbonio fissate per ettaro all'anno dal grano
tonnellate di Carbonio fissate per ettaro all’anno dal grano

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