Illuminazione a LED ad investimento zero si può ?

Le E. S. Co. ovvero le società al Servizio dell’ Energia attive nei settori quali fotovoltaico, bio-masse, eolico stanno muovendosi anche in progetti di ottimizzazione dei consumi elettrici tramite la conversione a LED degli impianti di illuminazione.

Una di queste la Time Led srl ha attirato la mia attenzione per il suo approccio innovativo che può essere di grande aiuto in campo commerciale, industriale ed agricolo.

L’ illuminazione di uffici, fabbriche, magazzini di lavorazione e stoccaggio, vivai e coltivazioni di ortaggi e primizie a foto-periodismo modificato, richiedono grandi consumi energetici, che spesso scoraggiano l’installazione di impianti illuminanti od il loro ammodernamento.

La Time Led che opera in collaborazione con la Ideallux unica fabbrica di LED “made in Italy” (di altissima qualità rispetto a materiale cinese) propone un noleggio operativo per 4-5 degli impianti illuminanti compresa messa in opera al termine del quale l’illuminazione resta al Cliente.

Dopo un’analisi gratuita e personalizzata del parco illuminante aziendale, viene elaborata una proposta con impianti a LED che da subito, comportano risparmi energetici effettivi e comprovabili dell’ ordine del 60%-70%.

In sintesi, senza esborso alcuno, ma con il risparmio dato dall’attuale costo dell’energia elettrica,  è possibile autofinanziare totalmente il nuovo impianto di illuminazione a LED ed avere un’ulteriore sgravio significativo in bolletta già nell’immediato.

la formula NOLEGGIO OPERATIVO permette di :

  • dedurre al 100% l’intero canone di noleggio
  • non versare nessun anticipo
  • non impegnare le linee di credito ( a differenza di un Leasing o Finanziamento)
  • non immobilizzare le risorse finanziarie
per approfondimenti Dott. Massimo Somaschini cell. 3701323488 da lunedi a venerdì

referenze

Germogli bambù a 30 € al kilo ?

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Parrebbe proprio di sì : in Cina germogli bambù a 30 € al kilo !!!

Questo è quanto riporta , come da documentazione fotografica, un nostro  conoscente attualmente in viaggio per lavoro in Cina.

Per inciso nelle parti centrali e orientali della Cina, dal 26°N al fiume Yangtze (33°N) ci sono molti bambù monopodiali e simpodiali.

I principali generi sono Phyllostachys, Indosasa, Sinobambusa, Indocalamo, Pleioblastus, Dendrocalamopsis e altri.

Tra questi, Phyllostachys è il genere economicamente più importante in questa regione, in particolare Ph. pubescens, che è concentrato nella Valle dello Yangtze, la più grande foresta di bambù coltivato che occupa il 58,85% dell’area totale della foresta di bambù in Cina.

La foto è stata fatta in un supermercato di Shanghai , su cui erano esposte delle confezioni sotto vuoto, di germogli di bambù . La confezione del peso di 100 gr. era in vendita all’ equivalente di 3,00 €.

Un breve calcolo ci riporta ad un prezzo dei germogli di bambù a 30 € al kilo

Redditività:

Se partiamo da 600 piante ettaro, considerando che una pianta fà dai 4 ai 6 germogli all’ anno, al 4° anno siamo a 38.400 germogli, supponendo di raccogliere il 30% abbiamo 11520 germogli x un peso unitario di 0,200 kg cadauno, otteniamo 2.340 kg .

Con una quotazione all’ ingrosso di 2,00 € al kilo otteniamo 4608 € accettabile per una coltivazione che infittendosi ogni anno di nuovi culmi, vi produrrà per 80-100 anni non solo germogli ma anche canne.

Di sotto i germogli freschi di un bambuseto di una quindicina d’ anni nel ferrarese

Ferrara germogli bambù NON a 30 € al kilo ma prodotti in Italia

Pomodoro e bambù gigante

Pomodoro e bambù gigante: due storie diversamente affascinanti.

“Il pomodoro ha origini dal Perù, Equador e Messico ove era conosciuto col nome  azteco “xitomate” o “zitomate” e giunse in Spagna e poi in Italia nel ‘500

Attraverso il possedimento spagnolo di Napoli, nel sec. XVI, il pomodoro, con il nome di “mela d’oro” o “pomo d’oro” e attraverso Genova e Nizza arrivò in Provenza, utilizzato prevalentemente per abbellire i balconi. Dalla Spagna, al seguito della dominazione Araba, il pomodoro arrivò anche in Sicilia, dove si trovano le più antiche ricette italiane a base di pomodoro” .

A poche centinaia di kilometri già allora si estendevano enormi foreste di bambù gigante: la sua diffusione si allaga dalla Cina al Sud Est Asiatico, India , Madagascar, Africa Centrale, Stati a Nord dell’ America Meridionale.

bambù nel mondo
distribuzione del bambù nel mondo

Solo in Cina ci sono 7 milioni di ettari di bambuseti, un’ estensione pari ad un quarto dell’ Italia ed un indotto di centinaia di milioni di euro.

Fatta questa premessa , è evidente che non stiamo parlando di piante poco conosciute o sperdute in qualche altopiano dell’ Himalaya.

Eppure pochi di noi agronomi, in Italia siamo circa 20.000, ci siamo chiesti se questa pianta erbacea “gigante “ potesse essere utile quale diversificazione di colture con rendimenti marginali. E che dire delle 23 facoltà d’ agraria presenti in Italia ? Possibile che nessun docente si sia mai chiesto se questa coltivazione potesse essere di qualche interesse per sollevare le sorti della sofferente agricoltura italiana ?

E’ risaputo che “ ricerca e sviluppo” di nuovi temi agronomici è in parte influenzato dalle industrie , nella fattispecie quelle sementiere e dei fitofarmaci, e che entrambe fanno capo a 4 mega-holdings che controllano la produzione mondiale, alla faccia dell’ Antitrust.

aziende sementiere
Oligodio delle aziende sementiere

E qui può venire una riflessione, anche se non l’unica, sull’ oscurantismo che fino a ieri ha accompagnato il bambù gigante: che interesse può suscitare una pianta che si semina ogni cento anni e non richiede l’utilizzo di diserbanti ed antiparassitari ?

C’è voluto non un agronomo od un docente d’agraria ma un albergatore di Cattolica con buon fiuto per gli affari , per portare alla ribalta il bambù gigante ed avviare, in Italia, un piano industriale imperniato su questa affascinante e redditizia coltivazione.

Naturalmente come tutte le coltivazioni, anche il bambù ha le sue problematiche: và fatta un’ attenta analisi dei terreni ove impiantare, seguendo le regole agronomiche tipiche dei bambuseti industriali che purtroppo pochi conoscono.

Ma perché piantare il bambù gigante ?

L’ agricoltore avveduto è quello che guardando al futuro riconosce le nuove tendenze dei consumatori. E’ di questi giorni la campagna nazionale della Scotti sul riso ( di origine indo-pakistana ) basmati: solo un anno fa chi avrebbe osato pubblicizzare un riso che non fosse una varietà Carnaroli o Arborio ? Non vi è dubbio che una società come il Gruppo Scotti, con oltre 220 milioni di euro di fatturato , abbia fatto approfondite indagini di marketing prima di lanciare un nuovo riso orientale.

Anche nella cucina , la globalizzazione porta alla ricerca di nuovi prodotti, motivo per cui fra due-tre anni troveremo sugli scaffali dei supermercati i germogli di bambù freschi, che soppianteranno quelli in salamoia, di cui già ora se ne consumano, importati, circa 4000 tonnellate .

COP21 Parigi: bambù ecosostenibile

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L’obiettivo è chiaro: raggiungere le “net zero emissions”, zero emissioni nette. Resta da capire entro quando.

Sono passati sei anni dalla Cop21 di Parigi, quando è stato preso il primo vero impegno comune per il clima. Impegni riconfermati durante l’ultimo G20 di Roma, durante il quale le principali potenze economiche mondiali hanno concordato di raggiungere le zero emissioni nette “entro o intorno alla metà del secolo”. Oggi e per le prossime due settimane, a Glasgow, i Paesi sono chiamati a rendere conto dei provvedimenti concreti che intendono mettere in atto per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1.5°C. 

Io penso che gli agricoltori dovranno fare la loro parte , impegnandosi a  produrre cibo sano e nutriente, ma diversificando le colture e  puntando come dice la COP21 Parigi: bambù ecosostenibile.

Una carta vincente può essere il BAMBU’ GIGANTE che cattura enormi quantità di CO2 e genera fino al 35% più ossigeno rispetto ad altre specie arboree, producendo al contempo notevoli margini di guadagno.

bambuseto nel torinese un esempio COP21 Parigi di bambù ecosostenibile
bambuseto nel torinese

Un ettaro di bambù gigante trasforma in ossigeno fino a 62 tonnellate di CO2 / anno.

Mentre 1 ettaro di bosco giovane sottrae all’ atmosfera solo 15 tonnellate di CO2 / anno. (Fonte: J. Janssen, Università Tecnica di Eindhoven, 2000 – COP21 Parigi: bambù ecosostenibile).

Non solo ma ora tramite i satelliti possiamo osservare quanto, veramente, stiamo inquinando, Paese per Paese.

Dunque per certificare il rispetto degli accordi climatici (su tutti quelli di Parigi, la Cop 21 e di Glasgow, Cop 26) e per monitorare tutto ciò che, per un terremoto o un cedimento, potrebbe crollare.

E infine per mettere a frutto tutte queste informazioni e creare dei bambuseti che generano ricavi, per fare business ci vuole una strategia ed un agronomo con esperienza specifica. Tutte queste cose sono strettamente collegate all’ambiente ed alla agricoltura 4.0.

I germogli di bambù sono tossici ?

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Da studi recenti ( Stephane Schroder, dicembre 2012 ) sono circa 110 le specie di bambù i cui germogli sono commestibili ma alcuni I germogli di bambù sono tossici.

Troviamo fra questi il Phyllostachys edulis dal sapore dolce al bitter della Fargesia.

Fra le altre specie elencate da Schroder, alcune contengono piccole quantità di glicosidi cianogenici , sostanze nocive presenti in molti vegetali , come nei noccioli delle albicocche.

Qualora non si sia certi della specie a cui appartengono i germogli di bambù e se sono tossici, è buona norma cuocerli.

E’ sufficiente una cottura per 10-15 minuti in acqua bollente: il calore anche per breve durata, è sufficiente a distruggere queste sostanze termolabili.

Come nella maggior parte dei ristoranti cinesi ed etnici potete trovare ricette a base di germogli di bambù purtroppo in salamoia e di provenienza cinese.

Speriamo in un prossimo futuro di trovare come in Oriente nei supermercati gemogli di bambù provenienti da bambuseti italiani.

Tengo a sottolineare che i germogli usati sono freschi, raccolti non in Cina o in Ghana ma alle porte di MIlano da un bambuseto spontanei di una ventina d’anni d’età.

Progetto europeo Carbomark

Si è tenuto di recente un convegno a Udine  con la D.ssa Silvia Stefanelli sul Progetto europeo Carbomark.

La dottoressa responsabile dei progetti di energia rinnovabile della Direzione Centrale Ambiente Energia e Politiche per la Montagna della regione Friuli V. G. e consulente riguardo le politiche del clima per la riduzione del gas serra per la Commissione Europea, ha illustrato le opportunità nel mercato volontario dei crediti di carbonio agro-forestale ed i meccanismi molto rigorosi messi a punto con il progetto europeo CARBOMARK.

In ultima analisi , la Dott.ssa Stefanelli non ha escluso che in futuro anche il BAMBU’ GIGANTE possa essere inserito nel mercato locale dei crediti di carbonio, in virtù della sua velocità di crescita, alto tasso di trasformazione dell’anidride carbonica e possibilità di fabbricare prodotti durevoli.

 

Due esempi di Progetto europeo Carbomark

Crediti di carbonio da gestione forestale sostenibile certificata

 Marzo 2012

Comune di Caltrano – Zuccato F.lli srl

  • Quantitativo di crediti offerti: 100 tonnellate di CO2
  • Prezzo base di offerta: euro 30 a tonnellata/CO2
  • Quantitativo di crediti acquistati: 50 tonnellate di CO2
  • Prezzo di acquisto: euro 30 a tonnellata/CO2

Bando di gara e modulo per l’offerta

Documento aggiudicazione Comune di Caltrano

 Marzo 2012

Comune di Lusiana – Etra spa

  • Quantitativo di crediti offerti: 100 tonnellate di CO2
  • Prezzo base di offerta: euro 30 a tonnellata/CO2
  • Quantitativo di crediti acquistati: 100 tonnellate di CO2
  • Prezzo di acquisto: euro 40 a tonnellata/CO2

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