Vi segnalo fra le mille applicazioni del bambù gigante, quella del legno lamellare in bambù e serramenti in bambù.
Questo manufatto è il punto di partenza per pavimenti e serramenti in lamellare di bambù gigante. Un esempio concreto lo troviamo nei serramenti, di ottima fattura, della ditta Pellegrini in provicia di Pordenone.
Pellegrini serramenti
Nel loro sito trovate ben descritti tutte le qualità innovative di questo tipo di serramenti che ripropongono l’opportunità di sviluppare bambuseti “made in Italy” !!! (clicca sotto Serramenti in Bamboo)
Finalmente una buona notizia da Bruxelles: la direttiva UE 2019/904 parla chiaro: dal 2022 le plastiche mono-uso sono fuorilegge aprendo il mercato della Bio-plastica ed al bambù gigante.
Appare chiaro che poter sostituire innumerevoli prodotti in plastica con altri in bio-plastica comporterebbe innegabili benefici in termini economici, di indipendenza da fonti estere di approvigionamento energetico (petrolio inprimis) ed ovviamente ecologici.
Uno studio effettuato da Martin K. Patel, Li Shen and Juliane Haufe ha ipotizzato che più del 90% del corrente consumo globale di polimeri ( in buona parte ottenuti dal petrolio) tecnicamente può essere sostituito con materie prime rinnovabili o bio-plastiche.
Da alcuni mesi collaboro con Prosperity Bamboo , una società che, condividendo appieno questa direttiva, ha come scopo principale la creazione per imprenditori ed aziende, di coltivazioni di bambù gigante e prodotti da esso derivati, in primis, le bio-plastiche.
Sempre dal sito di TUTTOGREEN vi riporto un’interessante definizione:
Come riconoscere un sacchetto di bioplastica?
Ma come si fa a riconoscere un sacchetto di bioplastica e sapere che sia conferme alla normativa? Ed interamente biodegradabile e compostabile? In realtà è semplice!
Controllate sul sacchetto se è riportata la dicitura “biodegradabile e computabile”. Se viene citato lo standard europeo (UNI EN 13432:2002).
E infine se compare il marchio di un ente certificatore, che tutela il consumatore come soggetto terzo (Cic, Vincotte e Din Certco sono alcuni dei più noti).
In assenza di questi segni di riconoscimento, state certi che non è bioplastica.
E’ uscita la terza ristampa del mio libro “Guadagnare con il bambù gigante “.
Un libro pensato come manuale e guida pratica per chi, esperto coltivatore o novello agricoltore, voglia iniziare una semplice e redditizia coltivazione : il Bambù Gigante.
Una pianta affascinante molto amata e qualche volta odiata dai giardinieri, ma pur sempre fonte di guadagno per le mille applicazioni industriali.
In due parole, il Bambù Gigante, dalle poche pretese, coltivato secondo semplici regole e qualche piccolo segreto qui contenuto, può rivelarsi la Vostra ” miniera verde “.
Una pianta affascinante e fonte di guadagno per le mille applicazioni industriali. In due parole il Bambù Gigante dalle modeste pretese, se coltivato secondo poche semplici regole qui raccolte, può rivelarsi la Vostra “ miniera verde”.
Bambù Labirinto del Masone
La terza ristampa è arricchita da un “appendice” che raccoglie alcune annotazioni sugli sviluppi enormi che questa coltivazione ha avuto negli ultimi tre anni , ovvero dalla prima stesura del mio libro nell’estate del 2016.
Altre nuove promettenti coltivazioni quali la moringa, papaia, finger -lemon , canapa o la stevia si sono affacciate con grandi speranze nel panorama agricolo italiano, ma nessuna come il bambù gigante è stato in grado di diffondersi su oltre 2000 ettari in così breve tempo.
Altre informazioni le puoi trovare sulla home page.
Parrebbe proprio di sì : in Cina germogli bambù a 30 € al kilo !!!
Questo è quanto riporta , come da documentazione fotografica, un nostro conoscente attualmente in viaggio per lavoro in Cina.
Per inciso nelle parti centrali e orientali della Cina, dal 26°N al fiume Yangtze (33°N) ci sono molti bambù monopodiali e simpodiali.
I principali generi sono Phyllostachys, Indosasa, Sinobambusa, Indocalamo, Pleioblastus, Dendrocalamopsis e altri.
Tra questi, Phyllostachys è il genere economicamente più importante in questa regione, in particolare Ph. pubescens, che è concentrato nella Valle dello Yangtze, la più grande foresta di bambù coltivato che occupa il 58,85% dell’area totale della foresta di bambù in Cina.
La foto è stata fatta in un supermercato di Shanghai , su cui erano esposte delle confezioni sotto vuoto, di germogli di bambù . La confezione del peso di 100 gr. era in vendita all’ equivalente di 3,00 €.
Un breve calcolo ci riporta ad un prezzo dei germogli di bambù a 30 € al kilo
Se partiamo da 600 piante ettaro, considerando che una pianta fà dai 4 ai 6 germogli all’ anno, al 4° anno siamo a 38.400 germogli, supponendo di raccogliere il 30% abbiamo 11520 germogli x un peso unitario di 0,200 kg cadauno, otteniamo 2.340 kg .
Con una quotazione all’ ingrosso di 2,00 € al kilo otteniamo 4608 € accettabile per una coltivazione che infittendosi ogni anno di nuovi culmi, vi produrrà per 80-100 anni non solo germogli ma anche canne.
Di sotto i germogli freschi di un bambuseto di una quindicina d’ anni nel ferrarese
Pomodoro e bambù gigante: due storie diversamente affascinanti.
“Il pomodoro ha origini dal Perù, Equador e Messico ove era conosciuto col nome azteco “xitomate” o “zitomate” e giunse in Spagna e poi in Italia nel ‘500
Attraverso il possedimento spagnolo di Napoli, nel sec. XVI, il pomodoro, con il nome di “mela d’oro” o “pomo d’oro” e attraverso Genova e Nizza arrivò in Provenza, utilizzato prevalentemente per abbellire i balconi. Dalla Spagna, al seguito della dominazione Araba, il pomodoro arrivò anche in Sicilia, dove si trovano le più antiche ricette italiane a base di pomodoro” .
A poche centinaia di kilometri già allora si estendevano enormi foreste di bambù gigante: la sua diffusione si allaga dalla Cina al Sud Est Asiatico, India , Madagascar, Africa Centrale, Stati a Nord dell’ America Meridionale.
distribuzione del bambù nel mondo
Solo in Cina ci sono 7 milioni di ettari di bambuseti, un’ estensione pari ad un quarto dell’ Italia ed un indotto di centinaia di milioni di euro.
Fatta questa premessa , è evidente che non stiamo parlando di piante poco conosciute o sperdute in qualche altopiano dell’ Himalaya.
Eppure pochi di noi agronomi, in Italia siamo circa 20.000, ci siamo chiesti se questa pianta erbacea “gigante “ potesse essere utile quale diversificazione di colture con rendimenti marginali. E che dire delle 23 facoltà d’ agraria presenti in Italia ? Possibile che nessun docente si sia mai chiesto se questa coltivazione potesse essere di qualche interesse per sollevare le sorti della sofferente agricoltura italiana ?
E qui può venire una riflessione, anche se non l’unica, sull’ oscurantismo che fino a ieri ha accompagnato il bambù gigante: che interesse può suscitare una pianta che si semina ogni cento anni e non richiede l’utilizzo di diserbanti ed antiparassitari ?
C’è voluto non un agronomo od un docente d’agraria ma un albergatore di Cattolica con buon fiuto per gli affari , per portare alla ribalta il bambù gigante ed avviare, in Italia, un piano industriale imperniato su questa affascinante e redditizia coltivazione.
Naturalmente come tutte le coltivazioni, anche il bambù ha le sue problematiche: và fatta un’ attenta analisi dei terreni ove impiantare, seguendo le regole agronomiche tipiche dei bambuseti industriali che purtroppo pochi conoscono.
Ma perché piantare il bambù gigante ?
L’ agricoltore avveduto è quello che guardando al futuro riconosce le nuove tendenze dei consumatori. E’ di questi giorni la campagna nazionale della Scotti sul riso ( di origine indo-pakistana ) basmati: solo un anno fa chi avrebbe osato pubblicizzare un riso che non fosse una varietà Carnaroli o Arborio ? Non vi è dubbio che una società come il Gruppo Scotti, con oltre 220 milioni di euro di fatturato , abbia fatto approfondite indagini di marketing prima di lanciare un nuovo riso orientale.
Anche nella cucina , la globalizzazione porta alla ricerca di nuovi prodotti, motivo per cui fra due-tre anni troveremo sugli scaffali dei supermercati i germogli di bambù freschi, che soppianteranno quelli in salamoia, di cui già ora se ne consumano, importati, circa 4000 tonnellate .
Molti mi chiedono se vale la pena di inizare a coltivare il bambù gigante se non ci sono certezze sulle filiere a valle, se c’è un mercato di germogli bambù freschi. I dati per costruire un realistico piano strategico ci sono e vi espongo quello di una delle filiere più promettenti. Germogli freschi: in Italia ci sono 110.000 ristoranti di cui circa 10.000 cinesi Considerando un consumo medio di 1kg al giorno per 10.000 ristoranti, abbiamo 3650 tonnellate di germogli in salamoia, attualmente importati dalla Cina, oltre a quelli venduti nei negozi etnici di alimentari per un giro d’ affari a 3 € al kg di 11 milioni € e oltre.
Considerando la presa di coscienza dei consumatori sempre più attenti alla provenienza degli alimenti , cosa possono dire di questi alimenti cinesi molto scarni di informazioni ( vedi origine “Cina” nella foto in basso ) ?
meglio un germoglio di bambù fresco italiano, di cui in etichetta troveremo Azienda e territorio d’origine ?
meglio un germoglio fresco od uno in salamoia, immaginate per somiglianza un carciofo fresco ed uno in scatola ?
Sempre da rilevamenti facilmente riscontrabili su Google, ricordiamoci che oltre 5 milioni di italiani mangiano vegetariano e sono in perenne ricerca di nuovi alimenti per arricchire la dieta quali potrebbero essere i germogli di bambù ricchi di vitamine e di potassio ! Per inciso fra il 4°-5° anno un bambuseto produce circa 500 kg/ettaro di germogli a 2 € al kilo fanno 1.000 € ma in crescita esponenziale !
scatola germogli bambù in salamoia
Pertanto il mercato dei germogli bambù freschi è tutto da costruire !
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.